Siamo abituati a vedere nei negozi le splendide corolle delle orchidee epifite che vivono sui tronchi degli alberi, generalmente provenienti dalle foreste tropicali, ma nelle vicinanze di casa munendosi di una lente d’ingrandimento scopriremo con stupore la bellezza e gli insoliti disegni delle orchidee nostrane. Tra marzo e maggio vagando attraverso praterie pietrose, aride, calcaree e garighe, aguzzando la vista sarà possibile scorgere insoliti fiori dalla forma particolare. Sono orchidee terrestri del genere Ophrys, termine utilizzato dai Greci per indicare le sopracciglia, con cui i primi naturalisti battezzarono queste piante caratterizzate da sepali superiori arcuati e frangiati somiglianti a quelle umane. Ma la vera particolarità è una sorta di petalo centrale rivolto verso il basso di maggiori dimensioni, chiamato “labello”. Questo raffinato strumento di seduzione può presentare forme differenti riproducendo le sembianze della femmina di bombo (Ophrys holosericea), ape, (Ophrys apifera), ragno (Ophrys sphegodes) etc., o presentare una densa pelosità marginale ed una macula centrale riflettente (Ophrys bertolonii) attirando così i maschi, che nell’eccitazione non si rendono subito conto di essere stati ingannati e successivamente si allontanano delusi per poi subito dopo ricascarci nuovamente, provvedendo così alla diffusione del polline. Inoltre le Ofridi hanno una particolare caratteristica propria del regno animale, quella di diffondere alcune sostanze chimiche chiamate “feromòni”, le stesse che le femmine degli insetti emettono per attirare i maschi. In ogni caso qualsiasi forma e colori abbiano, che siano belle o meno, limitiamoci ad ammirarle. Non raccogliamole e non danneggiamole in alcun modo, in quanto alcune di esse sono rare ed altre rarissime, tanto da essere tutelate totalmente dalla Regione Liguria. Buona osservazione!
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